soloillustratori

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domenica 30 novembre 2014

Un vecchio libro di Natale

Trovato qui:http://www.dailymail.co.uk/news/article-2251033/The-ABC-Victorian-Christmas-revealed-Beautifully-illustrated-edition-childrens-book-discovered-University-library-P-plum-pudding-PlayStation.html

Questa è la prima edizione di un ABC dell'epoca vittoriana, che racconta come gli inglesi festeggiavano il Natale 120 anni fa. Il libro è stato trovato nella sezione "vecchi libri" della biblioteca di Cambridge. L'ABC di Babbo Natale è datato, infatti, 1894 e fu pubblicato da Frederick Warne & Co.', la casa che pubblicò anche i libri di Beatrix Potter. L'illustratore è Alfred J.Johnson.
L'autore del blog spiega lettera per lettera che cosa rappresentano le varie immagini. Ricordiamo che le parole inglesi non iniziano come le nostre....
L'autore ha anche dimenticato di scannerizzare la pagina  Y Z, anche se spiega come sono rappresentate le due lettere...ma io, cerca e cerca...l'ho trovata!! E' più piccola delle altre, ma almeno sappiamo che cosa rappresentava.





A first edition Victorian Christmas ABC book showing how Brits celebrated the festive season 120 years ago




The wonderful colour illustrations show a Christmas with plum pudding and party games, houses decorated with holly and stockings stuffed with oranges and nuts

The wonderful colour illustrations show a Christmas with plum pudding and party games, houses decorated with holly and stockings stuffed with oranges and nuts



The first page shows a little girl carrying a plate of apples, while the B stands for bells that would have rung out in the churches on Christmas Day


The first page shows a little girl carrying a plate of apples, while the B stands for bells that would have rung out in the churches on Christmas Day


The book was found on a shelf in the rare book section at the university library


The letter G stands for games and shows children playing Blind Man's Buff, a popular parlour game at the time


The letter G stands for games and shows children playing Blind Man's Buff, a popular parlour game at the time


Two children are seen looking expectantly at the Mincepies for the letter M, while N is for Nutrcrackers for opening the nuts, often stuffed into stockings by Santa

Two children are seen looking expectantly at the Mincepies for the letter M, while N is for Nutrcrackers for opening the nuts, often stuffed into stockings by Santa

This page shows a family is dancing a Quadrille, a square dance usually performed by four couples, and Santa flying over homes with his Reindeer


This page shows a family is dancing a quadrille, a square dance usually performed by four couples, and Santa flying over homes with his reindeer

A little girl is seen battling through the snow with an umbrella on this page, and below her visitors turning up with presents



A little girl is seen battling through the snow with an umbrella on this page, and below her visitors turning up with presents












The book, which dates back to 1894, was published by Frederick Warne and Co, a British firm famous for publishing books like Beatrix Potter

Silvia Ziche



L'ho scoperta dalla parrucchiera, sfogliando la rivista "donna moderna", che ha sempre in apertura una di queste vignette:



Casalinga disperata, lavoratrice, innamorata ossessiva, alienata televisiva, disastro umano, single inzitellita: non cambia mai, Lucrezia, se non in peggio!
E io me ne sono innamorata! E' arguta, divertente, sintetica ed efficace.
Mi sono informata sulla illustratrice:
Nata a Thiene nel 1967. Sin dall'infanzia ha coltivato la passione per il fumetto, in particolare quello di casa Disney. Tra i suoi maestri si annoverano il compianto Giovan Battista Carpi, presso il quale ha collaborato per circa un anno, Giorgio CavazzanoRomano Scarpa, seguiti sin da quando le storie non erano ancora accreditate.
Dopo essere approdata alla rivista di fumetti "Linus" nel 1987, Silvia Ziche ha cominciato a disegnare per "Cuore", "Smemoranda", "Topolino", "Comix" e dal 2006 per "Donna Moderna". Ma è presente anche in libreria con numerose pubblicazioni, tra cui Olimpo S.p.A. e San Francisco e Santa Pazienza.
Ha ricevuto moltissimi premi e riconoscimenti.



Da:
http://arteesalute.blogosfere.it/galleria/2009/03/le-donne-di-carta-di-silvia-ziche.html/1

Le donne di "Lucrezia e le altre/i" siamo noi che, frustrate e fiduciose, ci barcameniamo tra amici in arrivo a frotte quando non li vogliamo; i tanti "lui" prima o dopo il matrimonio ma sempre inadeguati e stanchi, capricciosi e infantili, latitanti o fin troppo presenti; i genitori i cui sensi di colpa "vanno coltivati amorevolmente" e persino gli oggetti del quotidiano che a volte ci si rivoltano contro.
 Lucrezia nasce come evoluzione naturale di "Alice a quel Paese", un personaggio uscito anni fa su Comix. "Alice era una ragazzetta appena affacciatasi nel mondo adulto, priva del libretto di istruzioni e incapace di rapportarsi a quel mondo. - spiega Ziche in un'intervista .Parlava solo di massimi sistemi, perché aveva una limitata esperienza di vita. Lucrezia invece è una donna di una certa età, diciamo thirty something, la cui esperienza di vita e di relazione ha contribuito a inacidirla, a rinchiuderla nella ricerca del suo piccolo benessere personale, nel suo piccolo mondo. Lucrezia è una specie di Alice cagliata dal tempo, insomma."



"Lucrezia rappresenta comunque una tipologia di donna con molti riscontri nella realtà. Incompleta, irrisolta, inconsapevole. L'ho voluta così, primo perché l'autocritica è giusta e fa bene e poi perché permette la critica. Non avrei mai mostrato tutti questi uomini insopportabili se non avessi potuto metterli in contrapposizione con una donna piena di difetti. Questo garantisce anche un effetto comico oltre a quello dell'immedesimazione che nasce nel riconoscere i propri difetti o quelli del compagno."




Intelligente e spiritosa, Silvia ha trovato il modo di colpire uomini e donne in tutte le loro debolezze e piccole meschinità quotidiane. Guardando una delle sue vignette, facciamo un bel sorriso, ma siamo indotte anche a fare un piccolo esame di coscienza.

sabato 29 novembre 2014

Peynet

Da:http://arteesalute.blogosfere.it/2008/02/il-messaggio-damore-di-peynet.html

"Io so che la vita reale è triste, ma di sognare abbiamo sempre bisogno. La poesia non è guerra, morte, malattia, essa vive tra i fiori, gli uccelli, la natura. Altri hanno scelto di darsi alla politica, io ho scelto di disegnare l'amore, la gentilezza, la tenerezza." (Raymond Peynet)




Altro che amorini, Peynet amava la vita! Non è quindi un caso che i celeberrimi "Les Amoureux" siano nati proprio durante la guerra, a Valence, e siano diventati subito il simbolo della festa di San Valentino.
"Sono nati nel 1942 ma in realtà hanno sempre vent'anni. 

È stato un caso. Durante la guerra mi trovavo alla stazione di Valence e là, in attesa della coincidenza, andai a fare due passi finché arrivai in un giardino, al cui centro vidi un "kiosque à musique". Fu qui che mi venne l'ispirazione per un disegno. Rappresentai un gruppo di suonatori che al termine d'una esecuzione andavano via con gli strumenti nelle custodie, e uno solo continuava imperterrito a suonare il violino, dicendo al penultimo, già dietro agli altri: potete andare tranquilli, finisco da solo. Titolo del mio disegno: Sinfonia incompiuta. Spedii il disegno a Ric e Rac, un giornale per gli inglesi che si stampava a Parigi, ma l'impaginatore traendo lo spunto da una sola ragazza che ascoltava la musica, mise un altro titolo, Les amoureux de Peynet, e mi dissero che bisognava continuare: ecco come nacquero il poeta e la fidanzata. Giunti in Italia Cesare Perfetto li chiamò Valentino e Valentina".





Nacquero quindi in anni duri e desolati. La guerra pareva non finire mai, la gente non sorrideva più, perché non sapeva più farlo, dovendo vivere sempre con la paura del domani. Soltanto i fidanzatini erano pieni di candore e di speranza. Un soffio di poesia in una cupa realtà. Finita la guerra, continuarono a portare il loro messaggio per le strade del mondo, sempre tenendosi per mano. Eterni sognatori con i piedi che sfioravano appena la terra e la testa tra le nuvole.

















































Un uomo, un poeta. Raymond Peynet nasce il 16 novembre del 1908 a Parigi. È l'ultimo giovane ammesso al Germain Pilon, il futuro Istituto di arte applicata all'industria. Ne esce con il massimo dei voti ed è uno dei fratelli Lumière a consegnargli il diploma. Ma come si sa dietro ogni grande uomo c'è una grande donna e così anche Peynet aveva la sua "Valentina". Si chiamava Denise Damour"un cognome che era tutto un programma" come lui stesso amava dire per schernirsi. Si sposano nel 1930 e dal loro matrimonio nasce una figlia, Annie. Raymond Peynet era soave e candido come il suo Valentino, e Denise la sua musa ispiratrice. Vivevano in una divertente casa di Antibes, immersa nel verde e nel silenzio, dove lui poteva lavorare tranquillamente anche molte ore al giorno, con la moglie sempre accanto. "Les amoureux" in fondo erano proprio loro.

































Muore il 14 gennaio 1999, a un mese esatto da quella che è un po' la "sua" festa. Aveva 90 anni ma il suo messaggio d'amore trasportato sulle ali dell'ingenuità dei suoi "amorini" vivrà certamente per sempre.
Il suo messaggio oggi ha ancora senso? Sì, ma è lui stesso a dircelo. "Voglio crederlo, perché è il contro-veleno della violenza. La società è egoista e se grido "al ladro" nessuno corre in aiuto. Tutto questo fa molta tristezza. Ma poi vedo due ragazzi che, oggi come ieri e come sempre, si abbracciano sulla panchina di un parco, strappano un fiore da una siepe e se lo offrono come se fosse un cuore di diamanti. Sono innamorati, e quando ci si ama la luce naturale della vita colora giocosamente tutto ciò che vede, che trova, che le viene incontro"





Per Raymond Peynet l'amore era eterno, gli angeli esistevano davvero, gli uccellini cantavano tra fiori che non appassivano mai, alle stelle erano appesi i desideri degli amanti. I suoi fidanzatini erano un po' trasognati? Pazienza sono famosi quasi come Giulietta e Romeo, ma il loro amore non è ancora finito. 












venerdì 28 novembre 2014

Grand Hotel

Quando ero lì, in quel limbo in cui non sei più una bambina, ma non sei ancora una signorina, avrei voluto comprare dei giornali "da grandi" e leggere storie interessanti.
Il giornale che mi attirava, con le sue copertine illustrate, era Grand Hotel, ma.....in casa era proibito. " Sciocchezze non adatte alla tua età"! E non si discuteva.....poi, una volta cresciuta, mi è uscito dalla testa, anche perchè  libri appassionanti da leggere non mi sono mai mancati.
Qualche tempo fa la nostra amica Claudia me l'ha fatto tornare alla mente, con una bella pps con le copertine del giornale. Non sono tecnicamente in grado di inserire una pps qui nel blog,  però posso condividere un po' di immagini. 
Intanto, da Wikipedia,  qualche notizia sulla rivista:

Nel 1946 i fratelli Alceo e Domenico Del Duca, proprietari delle Edizioni Universo, insieme a Matteo Macciò, hanno l'idea di lanciare un settimanale basato su storie d'amore disegnate a fumetti, a prezzo basso, destinato al pubblico femminile.
A giugno dello stesso anno viene pubblicato il primo numero di Grand Hotel, al prezzo di 12 lire per sedici pagine: il successo è, sin dalle prime copie, molto grande.
La sede della rivista è a Milano in via Stresa 22, in quella che è anche la sede della casa editrice; Macciò diventa il primo direttore; rimarrà in carica ininterrottamente per più di vent'anni. Tra i disegnatori che collaborano alla rivista è da ricordare Walter Molino.
Presto Macciò ha l'idea di realizzare anche storie d'amore fotografiche (come quelle realizzate su idea di Stefano Reda per la testata Il mio sogno): si tratta del fotoromanzo che, sebbene non inventato per Grand Hotel, trova su questa rivista un'ampia diffusione, al punto da oscurare completamente le storie a fumetti.
Negli anni successivi vengono anche sviluppate delle rubriche di attualità, in particolare sul cinema (con particolare attenzione ai fatti di cronaca rosa del bel mondo) e sulla musica; inoltre vengono pubblicati romanzi a puntate.

Oggi le copertine della rivista sono completamente diverse: propongono fotografie di VIP, con promesse di notizie sensazionali, come qualsiasi altra rivista di pettegolezzi. Che peccato, Grand Hotel non ha più lo stesso fascino.